Doveva essere una soluzione temporanea e permettere, durante il primo lockdown nazionale, ai ragazzi di proseguire nel loro percorso di studi, eppure la didattica a distanza è ancora ampliamente presente dopo un anno di pandemia e la speranza ora è che il prossimo anno scolastico sia quello che finalmente decreterà il ritorno in presenza per tutti, senza alcuna distinzione.

È ancora troppo presto per fare un bilancio, saranno i prossimi anni a parlare, ma i dati sono allarmanti e non a favore di quello che doveva essere “il futuro della scuola”: secondo il 54esimo rapporto Censis la DaD ha amplificato “il gap di apprendimento tra gli studenti” e sono di qualche giorno fa gli allarmanti numeri forniti dalle Procure sull’abbandono scolastico, generalmente aumentato in tutta Italia, e che purtroppo vede al primo posto proprio Napoli dove i fascicoli fino ad ora aperti sono quasi 900 in un mese e mezzo.

Le difficoltà familiari e personali dei ragazzi sono state ampliamente dibattute, dalla mancanza di concentrazione ai disturbi del sonno (per un approfondimento si rimanda al rapporto presentato dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi). Dal canto nostro abbiamo decido di raccontare la nostra esperienza con la didattica a distanza e i cambiamenti che abbiamo notato nei nostri ragazzi.

Tutor e studenti si sono confrontati e il risultato è stata la constatazione del fallimento della dad. Da chi si lamentava per l’impossibilità di essere seguito come necessitava, al senso di frustrazione nel non riuscire a completare i compiti durante l’orario di lezione e quindi ritrovarsi poi il pomeriggio a dover studiare il doppio. Con la distance learning i nostri tutor hanno riscontrato come sia elevato il rischio di dispersione scolastica; i ragazzi restano indietro su più fronti. Da un punto di vista psicologico, dove hanno manifestato il crollo dell’attenzione ma anche crisi improvvise di pianto e l’impossibilità di restare per troppo tempo fermi alla proprio postazione a seguire le lezioni. A questo si aggiunge un ritardo tecnico, con app e link ingolfati che troppo spesso hanno lasciato gli studenti off line e di conseguenza alle prese con lezioni seguite a metà e assegni mai chiari.

Un anno di didattica a distanza ha reso sempre più complesso l’approccio dei tutor agli studenti, con la necessità di trovare nuove metodologie per avvicinare i ragazzi alla pratica dello studio.

 La pandemia ha dimostrato probabilmente che il concetto di “remoto”, la dove possibile, può essere anche proficuo per aziende e lavoratori, ma ci sono settori come la scuola dove il rapporto diretto, il contatto umano sono e restano una parte fondamentale della formazione e la crescita delle generazioni future.

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